“36 domande per farti innamorare di me” trama e recensione





Titolo: 36 domande per farti innamorare di me
Autore: Vicki Grant
Pagine: 288
Casa editrice: Mondadori
Letto in: 5 giorni
Trama: Hildy ha diciotto anni e frequenta l’ultimo anno di liceo. Di buona famiglia, è una studentessa modello fin troppo rispettosa delle regole.
Paul ha quasi diciannove anni, non ha un lavoro fisso ed è meravigliosamente sfrontato e intrigante. Hildy e Paul non si conoscono e appartengono chiaramente a mondi distanti anni luce. È probabile che non si sarebbero mai incontrati se non avessero deciso di partecipare, ognuno per le proprie ragioni, a un esperimento organizzato dal dipartimento di psicologia dell’università. Una ricerca che si propone di rispondere a un quesito semplice quanto ambizioso: può l’amore - sentimento nobilissimo è raro di cui grondano romanzi, film e canzoni pop - essere “pilotato” se non addirittura costruito a tavolino? Per capirlo, Hildy e Paul (vedi alla voce cavie) dovranno rispondere insieme a un questionario di 36 domande.
Di risposta in risposta, alternando le risate ai pianti e passando attraverso arrabbiature, segreti inconfessabili, bugie, fughe improvvise e ritorni inaspettati potrebbero accorgersi che forse, al di là delle loro evidenti differenze, qualcosa di profondo li unisce. Che si tratti di quella cosa che inizia per A e di cui tutti sembrano andare in cerca?


!Allarme spoiler!

Momento no: quando Hildy dopo essere arrivata in ritardo all’appuntamento con “Bob”, a causa di un imprevisto con suo fratello, scopre che lui è andato via e non ha neanche la possibilità di contattarlo perchè non conosce il suo vero nome.
Momento preferito: quando Hildy e Paul si ritrovano in un bar a rispondere alle ultime domande dell’esperimento, aprendo ognuno il proprio cuore all’altro.

Giudizio personale: Ho apprezzato molto che l’autrice abbia scelto di basare il suo romanzo su di un esperimento psicologico, in quanto io sono molto affascinata dal mondo della psicologia. Ho trovato inoltre creativa ed originale l’idea di rappresentare i dialoghi tra i protagonisti come se fossero dei copioni di un’opera teatrale, ma non solo, in quanto tra le pagine del libro sono presenti anche alcune illustrazioni che raffigurano alcuni disegni di Paul.
Venendo alla storia vera e propria, devo dire che mi sono piaciuti subito entrambi i protagonisti, in quanto ambedue hanno mostrato fin da subito di avere carattere: Hildy con la sua parlantina e il non lasciarsi mettere i piedi in testa da nessuno, e Paul con il suo senso dell’umorismo e la sua finta strafottenza e indifferenza. Dico finta perché in realtà nel corso della storia si scopre che questa è soltanto una maschera dietro cui nasconde un passato doloroso e tante fragilità. Dopodichè è stato divertente notare come nel proseguimento della conoscenza sia avvenuto un rovesciamento dei ruoli, in quanto Hildy che fin dall’inizio si è sentita moralmente obbligata a rispettare le regole rispondendo alle domande in maniera sincera, in seguito ha invece più volte cercato di tergiversare su quelle più scomode o troppo personali, mentre invece Paul che inizialmente non prendeva questo esperimento seriamente rispondendo in maniera frettolosa e superficiale, verso la fine è invece riuscito ad aprirsi completamente aiutando Hildy a fare lo stesso.
Infine questa storia mi ha lasciato con un dubbio a cui però ho dato subito risposta. È davvero possibile che attraverso un semplice esperimento condotto su due estranei si possa riuscire a manipolare un sentimento tanto irrazionale come l’amore? La mia umile risposta è stata che non sia l’esperimento di per sè il vero responsabile della nascita di un sentimento così profondo, ma che ciò sia possibile in quanto esso permette qualcosa che nella società di oggi ormai non esiste quasi più, ovvero il non soffermarsi sulle apparenze. Le persone infatti non hanno più voglia nè tempo di conoscere veramente gli altri, di soffermarsi a indagare ciò che sta dietro la maschera o lo scudo che ogni giorno ognuno di noi porta con sè, e così quando qualcosa o qualcuno è troppo complicato semplicemente si passa oltre. Ciò che invece ha fatto sì che questo esperimento funzionasse è stato proprio il tempo che entrambi si sono dati per imparare a conoscersi senza pregiudizi facendo sì che l’altro non abbia più bisogno di mettere in atto le proprie difese, facendo emergere la propria vera essenza.
Consigliato: si

Voto:




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